(Ri)Scritture Anonime e Operatori Perforati: Il Found-Footage Fotofilmico di Paolo Gioli
DOI:
https://doi.org/10.11606/issn.2316-4077.v3i6p71-75Keywords:
Found footage, Paolo GioliAbstract
Se intendiamo il termine found-footage in un’accezione più estesa – come secondo me dovrebbe essere, includendo non solo film ma anche fotografie o riprese dalla televisione – allora gran parte del cinema di Paolo Gioli può considerarsi found-footage, non solo perché utilizza di fatto materiale pre-esistente (immagini fisse poi animate, spezzoni filmici “trovati”, inserti di altro tipo), ma anche perché concettualmente si rifà a tecniche primigenie rinnovandole, oppure modifica dispositivi, quindi macchine già esistenti, con l’intento di rendere omaggio ad artisti e creatori del passato (Muybridge, Marey, Escher, Fox Talbot, Rothko, Duchamp, ecc.). Certo, sono diversi i film di Gioli basati su sequenze prodotte ex-novo, ma l’originalità in sé non è importante, anzi, potremmo dire nella sua poetica fotofilmica ciò che conta davvero è il ri-pensare l’immagine.
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Copyright (c) 2014 Bruno Di Mariano Gioli
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